Lo storico Carnevale d’Ivrea: dove il divertimento si mescola con la tradizione
Lo storico Carnevale d’Ivrea è un evento molto sentito dai cittadini nel periodo di carnevale con la famosa battaglia delle arance e la sfilata dei carri. Questa settimana torna a trovarci Sergio, una special guest del quale avete già fatto la conoscenza lo scorso anno. In questo post ci parla appunto del tradizionale Carnevale di Ivrea, evento ricorrente ogni anno nel periodo del carnevale. Ringrazio Sergio per questo post molto interessante e vi auguro una buona lettura.
Lo storico Carnevale di Ivrea
Alla scoperta di un evento che anima la città di Ivrea nel periodo di carnevale e vede la partecipazione incuriosita dei visitatori. Il più antico d’Italia, tra storia, leggenda e cultura.
Quando ricorre il carnevale è un giorno particolare per aggirarsi nelle vie cittadine di Ivrea, perchè qui questo evento è sentito e celebrato in modo particolare. Non è semplicemente desiderio di evasione e folklore locale ma è la storia a dettare i modi e i tempi di una passione che diventa culto.
La storia di Ivrea si intreccia con il presente
In un recente passato, nel secolo scorso, la città era nota in Italia e nel mondo per le macchine da ufficio ed i computer marchiati Olivetti. Già, Camillo Olivetti, padre e fondatore dell’azienda, e Adriano, figlio e imprenditore illuminato, dalla visione etica e sociale del suo lavoro, e da un’idea chiara di progresso e futuro. La città gli esprime gratitudine: i loro nomi ricorrono nella toponimia e nella presenza di monumenti e opere a loro dedicate.
La preparazione del Carnevale ed il costo
Oggi è una giornata speciale. Seguo la massa e trovo parcheggio in una zona defilata, periferica, in un prato. Già a mezzogiorno ci sono automobili un po’ ovunque. Ma va bene così.
La battaglia delle arance comincia alle 14.30. Dieci minuti a piedi e sono sul percorso dei carri. Si accede al centro solo dopo aver acquistato il biglietto di ingresso e superato le barriere. Il prezzo è di 10 euro ma non c’è limite di tempo alla permanenza.
Il sole scalda e la temperatura è piacevole. Neanche una nuvola in cielo. Il fiume, Dora Baltea, scorre tranquillo. Attraverso il ponte e guardo due canoisti all’opera con il loro kayak, lungo le rapide del canale usato come percorso di allenamento.
Mi colpisce l’atmosfera gioiosa e goliardica, i gruppi di persone, a piedi e su carri trainati da destrieri bardati, che cantano la loro appartenenza ad una delle nove compagini cittadine, le bandiere e gli striscioni che pendono dagli edifici. Qualcuno gira in costume carnascialesco ma i giocatori impegnati nella battaglia indossano le divise sociali. Nell’aria si diffondono le note di un corpo bandistico costituito da pifferi e tamburi. Ritmo e movimento denotano un’evidente origine militare.
Per vivere maggiormente la festa si può gustare qualche prelibatezza locale da uno dei tanti chioschi che sono spuntati come funghi ad ogni angolo di strada per l’occasione. Ma bisogna mettersi in coda e pazientare. Si ammazza l’attesa mordicchiando qualcosa e la birra scorre a fiumi. In aggiunta si può ricorrere ad un buffo copricapo rosso a forma di calza, il berretto Frigio. Qui lo usano in tanti. Ci sono alcune bancarelle da cui si può acquistare. Storia e leggenda ne motivano l’utilizzo.
La storia del Carnevale d’Ivrea
La storia racconta della sollevazione popolare contro il marchese del Monferrato, tiranno avido che affamava la città. La leggenda racconta del gesto di Violetta, figlia di un mugnaio, che si ribellò all’imposizione dello ius primae noctis, balzello medievale che colpiva il matrimonio dei servi della gleba, uccidendo il tiranno proprio con la sua spada. La battaglia delle arance rievoca questa rivolta. Il berretto Frigio esprime la partecipazione e l’adesione agli ideali di libertà, come ai tempi della rivoluzione francese.
Ogni squadra di tiratori a piedi occupa una precisa zona della città. Se gli aranceri a terra rappresentano il popolo, quelli sui carri impersonificano il tiranno e indossano delle maschere di cuoio a loro protezione personale. Durante il conflitto i lanciatori non si risparmiano, le arance volano nell’aria come fossero proiettili. Il pubblico sta doverosamente al riparo di reti, che vengono stese anche per tutulare i palazzi signorili del centro storico e le attività commerciali. Le aree di combattimento sono comunque circoscritte.
Per il carnevale sono arrivati 7000 quintali di arance provenienti dalle aziende del sud Italia che afferiscono all’associazione Libera, attiva nella lotta contro le mafie. Sono mediamente 240 le arance tirate in questa giornata da ogni lanciatore.
L’inizio del Carnevale
Quando la festa comincia mi trovo sul ponte Duchessa Isabella, già ribattezzato Adriano Olivetti, circondato dalla folla, ad un centinaio di metri dal Ponte Vecchio, che vede il passaggio dei carri ed il furioso lancio degli agrumi. Un buon numero finisce nelle acque del fiume sottostante.
Ho la possibilità di osservare il ponte di ferro della ferrovia e di leggerne la storia attraverso un pannello illustrato. Il 24 dicembre 1944 fu teatro di un’azione di sabotaggio partigiana e crollò. Poco più a nord, ad Aosta, era situata l’industria siderurgica Cogne, impegnata nello sforzo bellico, sotto il controllo tedesco dall’8 settembre 1943 fino alla liberazione. La linea ferroviaria era impiegata per il trasporto del materiale prodotto e il ponte era snodo fondamentale. Averne compromesso la funzionalità ha impedito alla città di essere oggetto dei bombardamenti alleati, altrimenti inevitabili. Una storia da tramandare e non dimenticare. Tanto più che la resistenza è una pagina di vita del nostro paese.
Per ulteriori informazioni potete consultare il sito web ufficiale.