Ricordi di un’immersione a Hurghada
Che amiamo il mare ormai lo avete capito… ogni anno decidiamo di trascorrere un po’ di tempo al mare per rilassarci, tonificarci nell’acqua e goderci il sole.
Oggi vi svelo una cosa che ancora non sapete. Nella nostra famiglia c’è una persona che ha deciso di vivere il mare in tutto e per tutto, iniziando per curiosità a prendere un brevetto da sub e poi proseguendo di brevetto in brevetto nelle varie specializzazioni, appassionandosi sempre di più. Questa persona è Enrico, mio marito, che da oggi inizierà a scrivere dei post sulle sue esperienze.
Ricordi e vecchie fotografie
“Riguardo un vecchio album e mi soffermo su alcuni scatti. Questi ultimi ritraggono, con una qualità a dir poco sconvolgente, l’esame di Subacquea Avanzata che feci ad Hurghada in Egitto. La qualità scadente delle foto era dovuta, non tanto alla stampa analogica (che non è affatto “di bassa qualità”), ma ad una schifosissima fotocamera digitale Trust 640×480 nella quale non si potevano neanche rivedere le foto. Potete quindi immaginare la bassissima qualità. Va bè… tralasciando le questioni puramente tecniche voglio raccontarvi quello che più mi è rimasto impresso da questo soggiorno di una settimana nelle acque del Mar Rosso.
La città di Hurghada
Innanzitutto tengo a precisare che a Hurghada, che è una delle più “vecchie” città turistiche affacciate sul Mar Rosso, l’attrazione principale è proprio il mare.
Mare caratterizzato da una miriade di pesci di tutti i colori e dimensioni e da una rigogliosa barriera corallina.
Questa località è sicuramente meno famosa per le belle spiagge, in quanto la costa è prevalentemente rocciosa. Qui l’uomo per creare delle finte copie di spiagge ha preferito polverizzare la roccia, creando distese di ghiaia. Potrebbe non essere un problema questo, invece lo è eccome in quanto in quei tratti, oltre che la costa è stata distrutta, anche la barriera corallina ha subito il danno. Per fortuna gli hotels/villaggi più recenti hanno preferito evitare questo scempio o gli è stato semplicemente vietato. Sta di fatto che se pensate di andare ad Hurghada per una vacanza, vi troverete sicuramente in una spiaggia “finta” oppure in terrazzamenti con dei pontili che consentono il superamento della barriera corallina.
Il resort e la preparazione alle immersioni
Durante quella settimana di esami soggiornai al The Grand Resort del gruppo Red Sea Hotels.
L’esame consisteva nel passare tutta la settimana in barca, soggiornando all’hotel in mezza pensione (pernottamento con colazione e cena). Ogni mattina di buon’ora si cominciava con la colazione internazionale e poi, facendo un rapido check dell’attrezzatura con i compagni di immersione, si partiva con tre furgoncini da sei posti tutti scassati con meta il diving center Red Sea Master.
Qui ad ogni ora della giornata, gli automobilisti suonavano il clacson senza motivo. Forse si salutavano, forse scacciavano i cani selvatici dalla strada. La vera ragione non la conoscerò mai.
Arrivati al diving, lo staff del posto ci forniva le bombole cariche d’aria e il dive master ci istruiva sulle due o tre immersioni che venivano fatte in giornata.
Una di quelle mattine ci propose un’immersione un po’ particolare, diversa dal solito. Non si trattava di un’immersione profonda, difficile e complicata dal punto di vista tecnico. Si trattava della semplice immersione chiamata “El Aruk Giftun” che va da una profondità di due fino a dodici metri.
L’immersione “El Aruk Giftun”
El Aruk Giftun è una zona d’immersione costituita da sette blocchi madreporici principali che si elevano da un fondale sabbioso posto a dodici metri di profondità, sino a lambire la superficie del mare. Con la parola “Aruk” in arabo si indicano le torri di corallo. Aruk Giftun significa quindi “le torri di Giftun”.
Situate sottovento dell’isola di Giftun Kebir, sono ben protette dai venti provenienti da nord. Posizionate a poca distanza dall’isola di Giftun Kebir, le torri di El Aruk sono raggiungibili con una navigazione di circa mezz’ora dalla costa antistante l’isola di Giftun.
Intorno ad ogni torre c’erano centinaia di coralli e pesci di tutti colori e dimensioni. Per un attimo mi sono sentito parte integrante di questo paradiso sommerso. In silenzio cercavo di catturare il più possibile da quell’esplosione di colori. Addirittura il rumore dell’erogatore e dell’aria espulsa dallo stesso stava passando in secondo piano.
Purtroppo non ho immagini che possono testimoniare questo paradiso, ma in fondo è meglio così. Molte volte far fotografie non fa vivere al pieno certe emozioni. Avete mai provato a fare un’escursione senza fotografare nulla? Vi rimarrà nel cuore e non nell’hard disk. Provateci!”