Expo Milano 2015
Quest’anno ne abbiamo sentito parlare in tutti i modi di Expo Milano, il grande evento basato sul cibo, il cui slogan è “nutrire il pianeta, energia per la vita“.
Questa enorme esposizione universale ci mostra infatti come il cibo viene visto nelle varie aree geografiche del mondo e come la cultura di un paese possa influenzare le abitudini del suo popolo. Potremo osservare come si produce nel mondo, come viene apprezzato e protetto il cibo, comprendemo tradizioni e cultura dei vari paesi. Apprenderemo anche come proteggere l’ambiente e le risorse disponibili sul pianeta per far sì che tutto il mondo viva bene e in prosperità adesso e nel futuro.
Insomma Expo è molto più di una grande fiera del cibo, è una miscela di cultura, risorse e lavorazione nel mondo.
Ebbene finalmente dopo aver vissuto quest’esperienza posso raccontarla nel mio blog, spiegando i pro e i contro di questa iniziativa dal mio punto di vista.
Raggiungere Expo è molto semplice, io consiglio di utilizzare il treno scendendo alla fermata Rho Fiera Milano che è stata costruita appositamente per questo evento. E’ molto comodo perchè appena usciti dalla stazione ci si trova di fronte proprio l’entrata alla fiera.
Appena varcata la soglia ci muniamo della mappa dell’expo che distribuiscono i ragazzi all’entrata, ci troviamo di fronte il Padiglione Zero, dopodichè seguiamo il percorso fino ad arrivare alla via centrale, il Decumano. Camminando lungo questa via possiamo osservare i vari padiglioni e decidere quali visitare anche in base alla coda di persone. Purtroppo questa è una pecca, molti padiglioni interessanti che vorremmo visitare dobbiamo tralasciarli per via della lunga fila di persone che aspettano di entrare.
A circa metà del Decumano si incrocia il Cardo, la via interamente italiana dove in fondo possiamo vedere lo stupendo Albero della Vita. Lungo il Cardo si trova il Padiglione Italia e si possono apprezzare le eccellenze italiane.
Abbiamo iniziato la visita partendo dal padiglione del Bahrain e poi da quello dell’Angola, dove abbiamo potuto osservare le piante da frutto nel primo, mentre nel secondo vedere oggetti a loro utili per pescare e coltivare.
Dopo una breve coda, siamo riusciti a visitare il padiglione del Vietnam assaporando i profumi del loro cibo, che purtroppo per la grande quantità di gente non siamo riusciti ad assaggiare, ma soltanto annusare nell’aria. Il padiglione all’interno è piuttosto scarso di cose da vedere, ma vale la pena per la bellezza degli allestimenti e dell’architettura esterna, a mio parere uno dei più belli a livello estetico.
Da qui abbiamo camminato un po’ tra gli stand del riso, del cacao e del cioccolato, entrando nei piccoli spazi espositivi dei paesi emergenti, tra cui il Myanmar, la Sierra Leone, la Cambogia e molti altri.
Dopo un’infinita coda, più di un’ora, siamo riusciti a visitare il padiglione della Malesia, rimanendo un po’ insoddisfatti, a parte un piccolo spazio in cui hanno ricreato la foresta pluviale, il resto della visita si basa sull’olio di palma mostrandone più che altro i vari utilizzi.
Per pranzo abbiamo mangiato delle specialità nei piccoli stand dei paesi emergenti situati nella zona della frutta, legumi e spezie. Il cibo ci è piaciuto molto qualitativamente, indubbiamente non è a buon prezzo, ma ce lo aspettavamo.
Dopo pranzo, prendiamo un buon caffè italiano negli stand di Eataly, dove spiccano i migliori marchi italiani. Eataly è sempre sinonimo di qualità.
Visitiamo l’alveare del Regno Unito, una vera opera d’arte, seguito dal padiglione della Spagna dove all’interno troviamo un capolavoro di effetti speciali.
All’uscita del padiglione della Romania invece siamo parecchi delusi dal contenuto.
Percorriamo il Cardo osservando in lontananza l’Albero della Vita, il simbolo di questo Expo.
Non manchiamo di visitare il padiglione della Slovenia di cui rimaniamo molto soddisfatti, all’interno prendiamo anche diverse brochure per visitare in futuro questo splendido Paese, passiamo vicino a quello della Germania in cui decidiamo di visitarne solo i giardini, che consiglio di vedere e magari rilassarsi un po’ seduti sulle panchine osservando dall’alto gli altri padiglioni accanto.
Finita questa passeggiata, entriamo nel padiglione degli Stati Uniti d’America in cui viene spiegata in maniera simpatica la loro idea di produzione di cibo (ossia prendere cibo dai produttori locali e lavorarlo nel proprio paese) attraverso filmati proiettati su enormi schermi.
A pochi passi da qui, troviamo la zona dedicata ai cereali e ai tuberi, visitiamo gli stand dei paesi emergenti come il Togo, lo Zimbabwe, il Congo, osservando gli oggetti che vendono e rimanendo incantati da una miriade di colori.
Da lontano veniamo attratti dalla fantastica architettura mediorientale del Qatar. Ci mettiamo in fila e riusciamo a visitarlo rimanendo positivamente colpiti, lo stesso discorso vale per il Turkmenistan. Mi è piaciuta un po’ meno la Russia che, a parte regalarci un lecca-lecca e osservare una specie di bar creato con provette chimiche, non mi ha trasmesso molto riguardante il tema del cibo.
E’ quasi ora di cena e le luci si stanno accendendo, ci spostiamo nello spazio dedicato alle zone aride, isole e mare per osservare ancora qualche piccolo stand.
Ci fermiamo poi a mangiare una croque baguette (una squisita fetta di baguette ricoperta da formaggio, besciamella e pancetta al costo di ben 7 €) nella boulangerie, un piccolo chioschetto con prodotti francesi.
Ormai è diventato buio e l’albero della vita si è vestito di mille colori, anche i padiglioni aperti al pubblico o con il ristorante sono illuminati e si possono ancora visitare. Purtroppo la maggior parte dei padiglioni chiude prima delle venti ed è un peccato perchè le persone che rimangono lì alla sera potrebbero ancora vedere qualche stand.
Riusciamo a vedere soltanto l’Argentina, anche se parecchio deludente, all’interno non c’è praticamente nulla a parte alcuni automi e pochi schermi.
Prima di uscire diamo ancora uno sguardo al Nepal e poi ci avviamo alla stazione per prendere il treno, stanchi, con i piedi e la schiena doloranti, ma felici di aver vissuto questa esperienza sicuramente molto educativa.